Rosoni e Formelle

"La scultura è un'arte che, levando il superfluo della materia soggetta, la riduce a quella forma di corpo che nella idea dello artefice è disegnata"
Giorgio Vasari, Le Vite, 1550.




Le creazioni artistiche di Maurizio Soscia nascono da un'attenta ricerca di equilibri formali e compositivi, da una profonda conoscenza dei valori plastici e da un intimo sentire la materia. Questo ha condotto l'Artista a sviluppare un rapporto con la scultura che non sia soltanto emozionale o squisitamente celebrale, ma anche tattile, fisico.




E' una fisicità che coinvolge "in primis" l'artista - il quale deve lavorare duramente con strumenti quali scalpello e martello - quindi lo spettatore - che può "toccare" l'opera, non limitarsi soltanto ad osservarla e, direi, infine, la scultura stessa, che vive concretamente lo spazio che la circonda.
Maurizio Soscia opera nella scultura - parafrasando il "De Statua" di Leon Battista Alberti - "per via di levare", ossia scavando, ora con forza, ora con estrema accortezza, direttamente nella dura pietra, ove da sempre è segretamente custodita l'Idea, in attesa di essere svelata in superficie.
In tal modo trovano vita sia le sue sculture in pietra, sia le matrici da cui otterrà preziosi stampi in gesso per la cottura dell'argilla. Questa complessa metodologia operativa - oggi sempre meno utilizzata - credo sia, già di per sé stessa, emblematica per comprendere l'esatta dimensione dell'Artista.




La scultura diretta su pietra, infatti, non ammette ripensamenti. Richiede una conoscenza tecnica ed una padronanza degli strumenti pressoché assoluta. Questa, nelle creazioni di Maurizio Soscia, si risolve in eleganti creazioni in cui Mito e Storia tornano da noi prive di orpelli, oserei dire "laicizzate", in cui echi novecentisti si coniugano con "citazioni" classiche o "primitive", sempre, però, all'insegna di una ricercata semplicità, autentico segno distintivo dell'elaborato lessico dell'Artista.





Nei suoi raffinati rilievi, ora accennati, ora delicati sin quasi allo "schiacciato" la luce rivela come autentica Fons Vitae scultorea. Essa può delicatamente scivolare su levigati torsi dei guerrieri, insinuarsi nelle fluenti chiome di menadi danzanti, o addensarsi sugli scabri fondali scenici, creando una sorprendente variazione di effetti cromatici.